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WHITE ROOM
"A volte il nostro destino assomiglia ad un albero da frutto in inverno. Chi penserebbe che quei rami diventeranno di nuovo verdi e in fiore, ma ci speriamo, si sa."
(Johann Wolfgang von Goethe)
La creazione vuole approfondire gli aspetti emozionali dell’inverno, indagandone la trasposizione in forma di stato d’animo, ispirandosi all’opera “Il ritorno dal bosco” di Giovanni Segantini.
Il quadro ritrae una dilatazione del tempo che, rallentando e tendendosi, mette in scena la fatica e la costanza dell’essere umano: una contadina trascina una slitta pesante in un paesaggio desolato circondato da montagne che sovrastano la neve cristallina. Tutti gli elementi pittorici partecipano alla rappresentazione di una tensione tra gli ostacoli connaturati allo statuto vitale e la forza umana che, in questo contesto, assume un carattere sovrannaturale. È proprio questa polarità a costruire un ponte tra l’universo contadino di Segantini e il nostro contemporaneo.
Le difficoltà della vita spesso ci consegnano questa sfida sotto diverse forme, ridisegnando i contorni delle paure quotidiane e dei contesti di pubblica esposizione, costringendoci ad un lungo inverno dell’anima.
Con questa creazione proverò a ricercare quello stadio sovrannaturale che ricongiunge la forza fisica necessaria a trascinare una slitta con quella emotiva che esercitiamo ogni giorno in questo presente.
In un manto nevoso, desolato, si accende dal nulla una fiamma. Anche l’inverno possiede i suoi colori, che nel gelo e nel silenzio possono essere ancora più dirompenti. Racchiusi tutti in un bianco candido. Dobbiamo solo riscoprirli.

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credits
progetto Vincitore del Bando Abitante
coreografia Adriano Bolognino
Danzano Giuliana Bonaffini, Emiliano Candiago, Sofia Galvan, Ginevra Gioli, Stefania Menestrina, Gaia Mondini, Giulia Orlando, Riccardo Papa, Frederic Zoungla
direzione artistica Rosanna Brocanello
consulenza artistica Laura Pulin
light designer Laura de Bernardis
assistente coreografia Rosaria Di Maro
con il supporto di Rosa Coppola
organizzazione Margherita Fantoni
manager Federico Grilli
produzione COB Compagnia Opus Ballet con il sostegno di Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e di Fondazione CR Firenze (Bando Abitante), Regione Toscana, MiC – Ministero della Cultura
selected by
MAS DANZA 2022
"In uno spazio astratto dove domina il bianco anche nei semplici e raffinati costumi di tute unisex e nella brumosa atmosfera che li avvolge, otto interpreti disegnano un paesaggio di corpi trepidanti, dai gesti netti e fluenti, dalle linee continuamente rotte, da una calligrafia pennellata da braccia e gambe stilizzate, da figurazioni geometriche, da palpiti ritmati, posture oscillanti, accelerazioni e fughe. È la White room concepita dal ventisettenne coreografo Adriano Bolognino per la COB Compagnia Opus Ballet, la “stanza bianca” dove rivive, ispirato dall’opera pittorica Il ritorno dal bosco di Giovanni Segantini, l’inverno emozionale di anime inquiete e in attesa.
(...)
Bolognino crea profondità nella nuda scena dilatando le presenze nello spazio, raggruppandole in movimenti all’unisono, allineandole sinuosamente in file frontali o a terra, e con, nel mezzo, alcuni assoli e duetti dialoganti che rubano lo sguardo per le risonanze liriche che emanano i frementi gesti minimalisti. (...)
il linguaggio del promettente coreografo napoletano possiede un’intrinseca carica istintiva, una personale cifra poetica agìta nelle convulse dinamiche della partitura fisica, nelle ricche trame dei movimenti rapidissimi che si propagano concitatamente e con morbidezze improvvise, in tutte le articolazioni del corpo, dalle spalle al busto alle gambe ai piedi."
Exibart- Giuseppe Di Stefano
"L'ispirazione all'opera Il ritorno dal bosco di Giovanni Segantini si traduce, nella stanza bianca di Bolognino, in un innevato inverno dell'animo in cui i sentimenti implodono e la natura sembra voler chiudere il proprio cerchio: di spalle al pubblico, lungo una diagonale che mira ad orizzonti di quiete e ristoro, gli interpreti risorgono lentamente dai propri affanni resistendo al tormento sottile e alla perentorietà del tempo. Si curvano con dolcezza schivando appena le frecce invisibili della vita, per poi riceverle in pieno petto come giovani eroi di una storia sconosciuta. Sincronizzando il passo, come un metronomo che segna il ritmo del mondo, il gruppo ondeggia ed espone il proprio volto, svelando, tra le luci più chiare, le innumerevoli sfumature del bianco. (...)
In un luogo sospeso nel bianco e circondato dal buio, Bolognino immagina un'umanità indefessa che risponde alle inquietudini del proprio destino: i pugni della vita, che fanno d'istinto curvare il corpo, lasciano il posto alla carezza di una nuova stagione, nell'addio di un inverno che lentamente scompare.
Belli i momenti di gruppo, in cui gli interpreti diligentemente alternano movimenti rapidi e fluidi, tra linee appuntite e di nuovo sinuose, trovando sempre, in ogni lato del palcoscenico, una perfetta coordinazione e moto d'insieme (in musica e silenzio). Il busto che si piega all'indietro, gli ampi grand plié e veloci arabesque tratteggiano una danza nello stesso tempo morbida e tesa, che cerca e ritrova la propria misura tra l'emotività e il pensiero, l'istinto e la ragione. Più interessanti ancora, verso il finale, l'assolo di Sofia Galvan e il successivo passo a due con Rosaria Di Maro (stretta collaboratrice e assistente di Adriano Bolognino), danzatrici che perfettamente interpretano un movimento fatto di piccoli gesti, sfioramenti sottili e ampi respiri, frammenti di una danza energica e lirica insieme."
Lula Abicca, Giuseppe Di Stefano





